Come scegliere un buon libro per bambini

Ultimo aggiornamento: 28.03.24

 

Perché si legge ai bambini e perché è così bello farlo? Ci sono alcune ragioni che scavano nell’intimo e rimandano a dinamiche ancestrali legate all’oralità e al rapporto tra generazioni così com’era sin dalla notte dei tempi.

Ma la ragione più semplice e diretta del perché è così bello leggere insieme è che si tratta di una pausa estremamente rilassante e piacevole sia per gli adulti sia per i bambini.

Di fatto, prima si inizia a proporre ai bambini l’abitudine alla lettura condivisa, maggiori saranno le possibilità che questa diventi una tappa irrinunciabile della giornata.


Oggetti belli e divertenti

I libri si toccano, ancora prima di leggerli e osservarli. Per questo i primissimi libri sono di stoffa, si assaggiano, sono di cartoncino ben spesso. Oppure hanno degli elementi che attirano la curiosità come le finestrelle o elementi tattili.

Di fatto un libro, prima di ogni altra cosa, è un oggetto curioso e buffo. Ci vuole una certa coordinazione per capire come girare le pagine, afferrarlo perché non cada e comprenderne la struttura.

I libri di stoffa sono facili da esplorare, si possono mordicchiare tranquillamente e quindi permettono di acquisire la confidenza necessaria per tirare fuori qualcosa di meraviglioso da questi oggetti magici.

Leggere per spiegare concetti importanti

Un buon libro è una guida, permette di vivere altre vite senza spostarsi di casa. Questa regola vale anche, e soprattutto, per i libri dell’infanzia.

Quelli adatti ai giovani lettori e in base alla loro età e capacità di comprensione, possono essere il miglior pretesto per lasciare immedesimare il piccolo in una situazione specifica.

Eventi importanti come il passaggio alla scuola materna, all’asilo nido, il passaggio da un’età a un’altra, le competenze nuove e le emozioni, si possono spiegare attraverso un libro e in maniera neutra e senza sovrastrutture.

A un bimbo attento e abituato all’ascolto verrà facile comprendere quello che succede al protagonista della vicenda.

Gli permetterà di immedesimarsi e comprendere quello che lo aspetta o a dare un nome alle sensazioni che prova in un determinato contesto.

Il piacere di raccontare e ascoltare storie

Pare che il linguaggio abbia origine proprio dalla necessità di attirare l’attenzione dei propri cuccioli per cercare di calmarli e così evitare di essere scoperti dai predatori.

La lingua, secondo questa teoria, è stata per prima cosa una nenia per far addormentare il bebè.

La lingua della mamma, che ha così tante attinenze in culture diverse del globo, è stata la chiave per sopravvivere alle insidie della vita in epoca preistorica.

Affinandosi nel tempo, la lingua è diventata uno strumento di trasmissione di conoscenze.

Il peso della tradizione orale si è affermato al punto di riuscire a trasmettere cultura e sapere tra le generazioni e attraverso il tempo e lo spazio.

Ogni popolazione ha avuto uno strumento specifico per diffondere le proprie storie, basate sulle emozioni, sulla legalità o sull’avventurosa illegalità, e le favole. 

Per esempio, dalla tradizione giapponese abbiamo ereditato il kamishibai che è un teatrino portatile di carta.

In un’epoca in cui viviamo un nuovo ritorno all’oralità, questo strumento rappresenta un modo efficace di appropriarsi del sapere narrato e ascoltato. Con ingredienti di estrema semplicità come carta e cartoncino.

 

 

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