Il corretto funzionamento della tiroide si può stabilire dai valori del TSH. Ma cosa succede se i livelli dell’ormone tireotropo risultano alti durante la gravidanza? E quali sono le conseguenze per il nascituro? A queste e altre domande cercheremo di rispondere nel nostro articolo.
Durante la gravidanza è fondamentale che la tiroide funzioni in modo corretto per garantire la salute della gestante e il corretto sviluppo del feto. Questo perché nei nove mesi che precedono il parto la ghiandola endocrina deputata alla produzione degli ormoni FT3 e FT4 viene sottoposta a un maggiore carico di lavoro e deve produrre almeno il 50% in più di TSH per evitare la comparsa di disturbi cerebrali e neurologici a carico del nascituro.
Pertanto, una donna che sta pianificando di avere un bambino dovrebbe sottoporsi a un esame della tiroide che permetta di stabilire i valori del TSH e la presenza di eventuali patologie tiroidee come l’ipertiroidismo, l’ipotiroidismo, il gozzo, il Morbo di Graves e i noduli tiroidei. Se non trattati in modo adeguato, questi disturbi possono ostacolare la gravidanza e condizionarne il decorso, portando nei casi più gravi anche a un aborto spontaneo. Nel corso dell’articolo scopriremo cos’è il TSH e perché è importante tenere sotto controllo questo valore durante la gestazione.
L’importanza della tiroide in gravidanza
L’insufficienza tiroidea è una condizione clinica dovuta all’incapacità della tiroide di produrre un quantitativo di ormoni sufficiente a soddisfare le esigenze dell’organismo. Questa ghiandola endocrina è situata nella parte anteriore del collo alla base della gola e riveste un ruolo fisiologico importantissimo perché coinvolta nella regolazione del metabolismo corporeo, nella sintesi proteica e nel corretto funzionamento della maggior parte delle cellule corporee.
Durante la gravidanza gli ormoni tiroidei sono anche responsabili dello sviluppo scheletrico e cerebrale del feto, avvalendosi di tre ormoni prodotti dai follicoli tiroidei in risposta al TSH secreto dall’ipofisi, ossia: la triiodotironina libera (FT3), la tiroxina libera (FT4) e la calcitonina. Lievi variazioni del TSH nei nove mesi di gestazione non devono destare particolari preoccupazioni, ma ovviamente l’ultima parola spetta sempre al ginecologo che, attraverso degli esami della tiroide, potrà verificare il corretto funzionamento della ghiandola.
TSH valori
La prima cosa da sapere quando si aspetta un bambino è che durante gravidanza i valori della tiroide subiscono un’alterazione del tutto normale, e questo non sempre è indice di disturbi tiroidei. Per capire se si soffre di un reale malfunzionamento della tiroide occorre considerare la produzione degli anticorpi antitiroidei, sottoponendosi a esami del sangue volti a rivelare la presenza degli anti TPO e, quindi, di una patologia a carico della ghiandola.
In un adulto in buono stato di salute i valori normali di TSH (l’ormone tireostimolante conosciuto anche con il nome di tireotropina) variano da 0,4 a 4 µU/ml, mentre i livelli di riferimento in gravidanza sono: 0,1 -2,5 µU/ml nel primo trimestre, 0,2 – 3 µU/ml nel secondo trimestre e 0,3 – 3,5 µU/ml nel terzo trimestre. Qualora ci sia la necessità di valutare la corretta funzionalità tiroidea si fa riferimento agli ormoni TSH, T3 e T4: se si riscontra un valore basso di TSH con alti livelli di T3 e T4 è molto probabile che si soffra di ipertiroidismo, mentre vi sarà un quadro clinico di ipotiroidismo nel caso in cui la produzione dell’ormone tireotropo risulta alta e il T3 e il T4 sono bassi.
Ipotiroidismo in gravidanza: cause e rischi
Secondo recenti studi, circa il 10% della popolazione mondiale soffre di patologie tiroidee, con prevalenza del sesso femminile. Tra le più comuni si segnala l’ipotiroidismo materno in gravidanza che, se non trattato in modo adeguato, può comportare gravi danni al feto e determinare anche un aborto spontaneo.
Ulteriori rischi correlati ad alti valori di TSH sono il parto pretermine, il distacco della placenta e l’ipertensione gravidica. In caso di TSH alto, i principali sintomi a cui prestare attenzione sono: spossatezza fisica, rallentamento del metabolismo, astenia, maggiore ritenzione di liquidi, disturbi del sonno, gonfiore addominale, irritabilità e stitichezza.
Oltre all’iperplasia primitiva (Morbo di Graves), al gozzo nodulare e all’adenoma iperfunzionante, l’ipotiroidismo può essere causato anche da una terapia a base di potassio o estroprogestinici, da un insufficiente compenso con tiroxina in caso di asportazione totale della tiroide e da una grave carenza di iodio.
Il TSH basso in gravidanza, invece, ha quasi sempre connotazioni patologiche, causando un incremento dei livelli di estrogeni circolanti, con conseguente aumento dei valori di T3 e T4 che esercitano un effetto soppressivo sulla tireotropina riflessa.
Cure e trattamenti
A differenza degli squilibri a carico della schiena, che si possono facilmente prevenire utilizzando una buona fascia per gravidanza, quelli legati alla tireotropina alta necessitano di terapie prettamente farmacologiche volte a recuperare e mantenere la funzionalità della ghiandola tiroidea. Questi trattamenti consistono nella somministrazione per via orale di tiroxina sodica, ossia l’analogo sintetico dell’ormone T4 che viene generalmente prescritto nell’ormonoterapia sostitutiva dell’ipotiroidismo.
Dopo quattro settimane dall’inizio della terapia si possono monitorare i livelli degli ormoni tiroidei mediante il TSH Reflex, un esame utilizzato per la valutazione dell’insufficienza tiroidea attraverso il dosaggio del solo ormone tireotropo, permettendo così un’accurata indagine diagnostica sullo stato di salute della gestante. Ovviamente, il dosaggio del farmaco deve essere proporzionato alle esigenze e al quadro clinico della paziente, tenendo conto di elementi quali il peso, l’età e la tipologia di ipotiroidismo (primaria, centrale o congenita).
Inoltre, è bene precisare che la dose di ormone tiroideo assunto durante la gravidanza deve risultare idonea a mantenere i livelli di TSH al di sotto dei 2,5 µU/ml nel periodo del pre-concepimento e durante tutto il primo trimestre della gestazione, mentre tra il secondo e il terzo trimestre la terapia con tiroxina andrà incrementata del 30% per portare il livello di tireotropina fino a 3,0 µU/ml.
Infine, subito dopo il parto la somministrazione andrà ridotta per adeguare il fabbisogno di tiroxina alle richieste dell’organismo materno durante il puerperio, mentre eventuali supplementazioni con integratori a base di iodio andranno protratte per tutta la durata dell’allattamento, per poi tornare al solo sale iodato. In termini di prevenzione è opportuno che le donne in età fertile, soprattutto in previsione di una gravidanza spontanea o con fecondazione assistita, si sottopongano periodicamente a un esame del TSH per valutare l’eventuale presenza di un’alterazione della funzione tiroidea e di anticorpi tiroidei alti.
Vuoi saperne di più? Scrivici!
0 COMMENTI