Come prevenire la toxoplasmosi?

Ultimo aggiornamento: 27.04.24

 

Contrarre la toxoplasmosi in gravidanza è una delle paure più diffuse tra le donne in dolce attesa perché può aumentare il rischio di aborto spontaneo e provocare danni cerebrali al bambino. Ma cos’è questa malattia? E come ridurre il rischio di contagio? Scopriamo tutto quello che c’è da sapere al riguardo per vivere i nove mesi di attesa nel modo più sereno e sicuro possibile.

 

La toxoplasmosi è una tossinfezione alimentare provocata da un protozoo chiamato Toxoplasma gondii che colpisce numerosi animali domestici e viene trasmessa all’uomo sia attraverso il contatto con le feci e la terra contaminata, sia mediante il consumo di carne cruda infetta. Nella stragrande maggioranza dei casi decorre in modo asintomatico e non ci si accorge nemmeno di averla contratta perché dà sintomi lievi e generici che vengono generalmente confusi con quelli dei malanni stagionali, come stanchezza, emicrania, gola infiammata, spossatezza e dolori articolari.

Tuttavia, contrarre la toxoplasmosi in gravidanza può rappresentare un serio pericolo per il bambino, in quanto c’è il rischio che il Toxoplasma passi attraverso la placenta e infetti anche il feto, danneggiandone gravemente il sistema nervoso o provocando un aborto spontaneo.

In questo articolo vedremo quali sono le cause, i sintomi e le potenziali complicazioni di questa parassitosi durante il periodo gestazionale, con alcuni consigli utili per una corretta prevenzione.

 

Quante probabilità ci sono di contrarre la toxoplasmosi?

Come già anticipato, la toxoplasmosi è una malattia generalmente asintomatica ma che si rivela particolarmente pericolosa per le donne in stato interessante a causa dei rischi che può avere sul feto. Generalmente il sistema immunitario di una persona in buono stato di salute è in grado di debellarla facilmente ma in situazioni particolari come la gestazione – dove l’organismo materno è sottoposto a un maggiore stress immunitario – il parassita potrebbe avere la meglio e comportare conseguenze, anche gravi, sia per il nascituro sia per la madre.

Questa forma di parassitosi viene solitamente trasmessa dai gatti e in maniera indiretta anche da altri animali domestici o selvatici, quindi le probabilità di contrarre la malattia sono maggiori se si viene in contatto con le feci infette o con oggetti da queste contaminate senza adottare le dovute precauzioni igieniche. Inoltre, tra i fattori di rischio rientra anche il consumo di carne cruda e vegetali contaminati dal parassita e non adeguatamente lavati.

 

Quali sono i sintomi per la toxoplasmosi?

Generalmente, la toxoplasmosi esordisce dopo 5-20 giorni di incubazione senza particolari sintomi o segni clinici identificativi. In effetti, è proprio l’assenza di manifestazioni a costituire un problema, poiché impedisce la diagnosi tempestiva della malattia e l’adozione di un trattamento adeguato della stessa.

Quando presenti, i sintomi caratteristici dell’infezione sono: dolori muscolari, mal di testa, spossatezza, febbre, mal di gola, ingrossamento dei linfonodi e malessere generale. Nei pazienti con sistema immunitario compromesso o debole, come i sieropositivi e le persone sottoposte a terapia immunosoppressiva o trattamento chemioterapico, la sintomatologia può anche degenerare in complicazioni più gravi tra cui: infezioni polmonari, insufficienza renale o epatica, disturbi a carico del sistema nervoso, toxoplasmosi oculare (un’uveite posteriore infettiva che colpisce la retina) e linfoadenopatia.

Cosa succede al feto con la toxoplasmosi?

Prima di cedere il passo a inutili allarmismi e preoccupazioni bisogna precisare che se si contrae la malattia durante i nove mesi di gestazione non è detto che anche il feto si infetti. In genere il rischio di trasmissione materno-fetale del Toxoplasma è molto basso a inizio gravidanza (5-15% nel primo trimestre), ma se questo accade possono esserci serie complicazioni che vanno dall’aborto spontaneo a gravi danni al sistema nervoso centrale del bambino, come ritardo mentale, epilessia, lesioni agli occhi e cecità irreversibile.

Il pericolo di malattie severe (lesioni cerebrali e oculari) è maggiore se l’infezione viene contratta dalla gestante nella prima metà della gravidanza (verso il quarto-quinto mese), mentre se ciò avviene verso la fine del periodo gestazionale è più facile che il parassita oltrepassi la placenta, ma a quel punto non provocherà danni fetali evidenti alla nascita perché il feto si sarà quasi completamente formato.

 

Come si uccide la toxoplasmosi?

Una donna incinta può contrarre la toxoplasmosi in tre modi diversi: (1) mediante l’ingestione o l’inalazione di oocisti mature a seguito della manipolazione delle feci di gatto, del consumo di verdure mal lavate o delle attività di giardinaggio; (2) attraverso l’ingestione di bradizoiti, che è la modalità più frequente di infezione e si verifica quando si mangia carne infetta cruda o poco cotta; (3) con trasmissione orizzontale di tachizoiti contenuti nel latte, eventualità più rara perché questa forma di replicazione asessuata del Toxoplasma gondii viene rapidamente distrutta a 50°C e con la pastorizzazione.

A fronte di ciò appare, dunque, evidente come la principale profilassi preventiva contro la toxoplasmosi consista nell’applicazione di semplici misure igieniche che permettano di evitare la trasmissione dell’infezione all’uomo senza la necessità di adottare interventi drastici, come per esempio l’abbandono del gatto.

Oltre a rimuovere quotidianamente le deiezioni dell’animale indossando un paio di guanti monouso, è importante anche lavarsi spesso le mani (soprattutto dopo la pulizia della lettiera e le operazioni di giardinaggio), sciacquare accuratamente frutta e verdura (specialmente se raccolta in orti a cui i felini hanno libero accesso), mangiare solo carne ben cotta, evitare i salumi crudi e bere latte pastorizzato o bollirlo prima del consumo.

Ricordiamo, inoltre, che nelle donne incinte la toxoplasmosi è pericolosa solo se l’infezione viene acquisita per la prima volta durante la gravidanza, mentre se la si è già contratta in precedenza conferirà l’immunità permanente e non ci saranno rischi per il bambino in caso di infezioni successive, perché in questi casi la madre trasmetterà al feto non solo il virus ma anche gli anticorpi per debellarlo.

Per escludere ogni possibile rischio, si consiglia a chi sta pianificando di avere un figlio o non ne esclude la possibilità di eseguire un semplice esame del sangue – il cosiddetto Toxotest – per verificare il proprio stato immunitario nei confronti del parassita.

In caso di esito negativo, oltre a osservare le norme di profilassi sopra indicate, è consigliabile ripetere il test con cadenza mensile fino a quando non arriverà il tanto atteso momento di indossare la camicia da notte per il parto al termine della gravidanza. Qualora si evidenzi la comparsa di anticorpi anti-toxoplasma occorre consultare tempestivamente il medico di base o il ginecologo per farsi prescrivere ulteriori accertamenti parassitologici e un’idonea terapia antibiotica volta a prevenire il passaggio transplacentare del Toxoplasma dalla madre al feto.

 

 

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