Parto con anestesia epidurale: i vantaggi e i possibili rischi

Ultimo aggiornamento: 29.03.24

 

Avete sicuramente sentito parlare dell’anestesia epidurale: vediamo insieme quali sono i vantaggi e quali rischi si corrono nel farla

 

L’epidurale, detta anche anestesia epidurale, è una tecnica che permette di iniettare nella parte epidurale del midollo degli analgesici. Lo scopo è quello di eliminare il dolore nella zona del busto e degli arti inferiori, per rendere più facile il parto in analgesia.

Non solo, perché questa tipologia di anestesia può essere usata anche per il taglio cesareo e per interventi di altro genere, come quello all’anca, al ginocchio o al torace. Viene praticata dall’anestesista, l’unico in grado di sapere come si esegue. 

 

Differenza tra anestesia spinale e epidurale

L’anestesia epidurale è un trattamento locale, che viene eseguita nel cosiddetto spazio epidurale, cioè quello compreso tra la superficie esterna della dura madre relativa al midollo spinale e la parete ossea del canale spinale.

Qui ci sono non solo vasi linfatici ma anche le radici dei nervi spinali, tessuto adiposo, piccole arterie e così via. In realtà, a differenza di ciò che molti credono, c’è differenza tra epidurale e spinale, in quanto si tratta di due tipologie distinte di anestesia.

Quando si tratta di quella spinale, infatti, il medico inietta gli analgesici nello spazio subaracnoideo del midollo, ovvero quello compreso tra la meninge detta aracnoide e quella definita dura madre. 

Quando si effettua il parto con epidurale

Questa tipologia di anestesia può essere praticata, come abbiamo detto, per diverse circostanze e in particolare:

  • Quando il travaglio è complicato e molto doloroso
  • Se il parto è gemellare o plurigemellare
  • Se il parto richiede l’uso della ventosa o il forcipe
  • Se si deve praticare un taglio cesareo

 

Epidurale: come la pratica l’anestesista

Il medico vi dirà certamente di assumere una posizione che consenta di raggiungere lo spazio epidurale e quindi di mettervi seduti, con la schiena piegata in avanti oppure su un fianco, con le ginocchia piegate.

Successivamente l’anestesista procede a collocare gli strumenti nei punti giusti e quindi prima sterilizza il punto in cui dovrà praticare l’iniezione, poi inserisce nel canale spinale l’ago-cannula, infine pone il catetere epidurale in questo ago cannula.

Si passa a questo punto all’infusione farmacologica: il medico fa un test per verificare che tutto vada bene, ovvero spruzza una soluzione fredda sulla parte e chiede al paziente cosa sente. Terminata poi l’operazione, l’anestesista smette di somministrare l’analgesico, poi sfila il catetere e infine l’ago.

L’epidurale fa male?

Quando si subisce questa anestesia si può avvertire un po’ di fastidio o anche dolore nel punto in cui l’ago viene introdotto. In alcuni casi c’è chi ha avuto la sensazione simile all’elettroshock; tuttavia, appena gli anestetici vengono infusi, si avverte una sensazione di intorpidimento degli arti inferiori e si sentono anche le gambe pesanti.

Un’altra sensazione può essere quella di non avvertire la vescica, quindi il paziente può non capire se ce l’ha piena e se ha bisogno di urinare. Ci sono però due tipi di anestesia  epidurale, ovvero quella classica e la walking epidural, detta anche mobile.

La prima implica un intorpidimento molto importante degli arti inferiori, la seconda invece è più leggera, quindi addormenta ma senza dare l’effetto pesantezza. 

 

Quanto dura l’effetto?

Come abbiamo detto poco fa, fino a quando l’anestesista continua a somministrare gli analgesici, l’effetto continuerà a esserci. Quando finirà l’iniezione continua, il corpo si riprenderà pian piano, esattamente tra una e tre ore dopo il termine.

Dopo aver fatto un’epidurale, sarà opportuno osservare un periodo di riposo, ovvero qualche ora, durante le quali potrete stare tanto distesi quanto seduti.

 

Ci sono rischi?

Fortunatamente l’epidurale è una tecnica che raramente dà luogo a complicanze. Riteniamo importante però farvi sapere quali siano:

  • La pressione bassa, in quanto i farmaci bloccano non solo le terminazioni nervose ma anche i vasi sanguigni.
  • La compromissione della sensibilità vescicale.
  • Una forma di rash cutaneo, dovuta alla combinazione dei farmaci.
  • Senso di nausea e vomito.
  • Dolore alla schiena, dovuto alla posizione tenuta a lungo.
  • Mal di testa molto forte, dovuto a una puntura, non voluta, della dura madre del midollo, cosa che può accadere molto raramente.
  • Lo sviluppo di un’infezione nel punto in cui è stata fatta l’epidurale. Anche se raro, questo fenomeno ha complicanze abbastanza importanti, come un ascesso, che potrebbe causare danni ai nervi e addirittura portare alla paraplegia.
  • La creazione di un ematoma epidurale.
  • Convulsioni, difficoltà respiratorie, danno ai nervi periferici e la morte, che per foruna sono casi rarissimi.

 

Quando non fare l’epidurale?

Ci sono casi in cui i medici ritengono sia meglio non praticare questo tipo di anestesia ovvero:

  • Quando il paziente è allergico a uno o più farmaci da iniettare.
  • Quando il paziente assume degli anticoagulanti, in quanto è più soggetto ad avere emorragie.
  • Quando il paziente ha già subìto in precedenza un intervento alla schiena.
  • Quando il paziente ha una deformità della colonna vertebrale o soffre di artrite della colonna.
  • quando il paziente ha qualche problema di natura neurologica al midollo, come la spina bifida.

Per riassumere

Ricordiamo qui tutti i vantaggi e gli svantaggi dell’anestesia epidurale: stando così più tranquille, potrete pensare a comprare tutto il necessario per il bambino, inclusa una bella giostrina per culla.
Tra i vantaggi ricordiamo l’effetto anestetico e antidolorifico, sempre efficace, in unione alla mente lucida, che consente di eseguire le contrazioni; i farmaci non arrivano in grandi quantità al bimbo, per cui non gli causano danni e migliora l’apporto di ossigeno al bambino.
Per la gestante, invece, gli svantaggi sono il rischio di ritenzione idrica, di ipotensione, l’allungamento dei tempi del travaglio, la possibilità di contrarre la febbre e uno stato di debolezza muscolare successivo al parto. 

 

 

 

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