Se n’era occupato Report in una trasmissione di qualche tempo fa, da allora la situazione non è stata ancora del tutto chiarita
Si tratta di una vecchia questione che però ancora non pare del tutto risolta. Un sistema di sterilizzazione usato nella maggior parte dei casi anche per sterilizzare i biberon monouso e quindi destinati agli ospedali, viene processato con l’ossido di etilene.
La letteratura al riguardo è piuttosto chiara, non esiste un rischio minimo per quanto riguarda l’esposizione a questa sostanza che è potenzialmente cancerogena. È fortemente legata al rischio di sviluppare leucemie e tumori al pancreas negli individui che sono esposti a questa sostanza.
Le direttive del Ministero della Salute italiano si sono adeguate a quelle adoperate anche in Francia dove per primo è scoppiato lo scandalo. L’equivoco alla base risale alla definizione del biberon di presidio medico, quindi non riconducibile direttamente al suo scopo primario: la somministrazione di alimenti.
La stampa italiana ne parla da tempo
Il caso francese è già piuttosto datato, risale al 2011, e la stampa italiana si è interessata alla questione. Prima il quotidiano La Repubblica e in seguito la trasmissione Report in onda su Rai3 che dedica alla questione due puntate, nel 2017 e nel 2018.
Il nocciolo è sempre lo stesso. L’ossido di etilene impiegato abitualmente per la sterilizzazione dei dispositivi medici, quindi dai cateteri all’attrezzatura chirurgica come i bisturi, è ritenuto fortemente pericoloso. Per questo il suo uso deve essere attentamente disciplinato e mai deve essere impiegato per la sterilizzazione di oggetti destinati a contenere cibo. Peccato che questo sistema, che risulta anche molto efficace sotto il profilo economico permettendo un notevole risparmio di denaro, ha continuato a essere impiegato come principale mezzo di sterilizzazione per i biberon che si usano in ospedale.
Il caso francese e le iniziative da parte del Ministero della Salute
La scoperta dell’equivoco che compara il biberon a un presidio medico e per questo ne consente la sterilizzazione anche con l’ossido di etilene viene fatta per la prima volta in Francia. Scoppia un caso nazionale e interviene il governo per proibire l’uso di questo tipo di biberon e relative tettarelle negli ospedali e più in generale nella vendita al dettaglio.
Fino a poco tempo fa, infatti, questo tipo di biberon era disponibile per l’acquisto anche da parte dei privati cittadini presso le farmacie. Non solo le grandi dotazioni a uso ospedaliero, quindi, anche su Amazon era facile trovare questo tipo di biberon trattati con il gas noto anche con la sigla EtO oppure EO.
Dopo il bando da parte del governo francese è stato proposto in sede comunitaria la possibilità di proibire l’impiego di questa sostanza anche in altri paesi della Comunità Europea. La risposta è stata quella di lasciare alla discrezione dei singoli stati la decisione se limitare o meno l’impiego della sostanza incriminata.
Attualmente in Francia, e così sulla carta è anche in Italia, il processo di sterilizzazione tramite gassificazione è consentito solo per il trattamento dei dispositivi destinati ai bambini nati prematuri o in terapia intensiva.
Cos’è l’ossido di etilene e perché viene considerato così rischioso
La letteratura attualmente accettata e validata dall’Organizzazione Mondiale della Salute attribuisce all’ossido di etilene un grave potenziale cancerogeno.
Sono riscontrate incidenze di sviluppo di tumori al pancreas, leucemie e altre gravi complicazioni attribuite all’area dei genitali per colpa dell’esposizione al gas. Si considera che non ci siano livelli minimi tollerabili di esposizione per poter dire che il rischio sia nullo.
Infatti, gli operatori che lavorano nelle fabbriche che si occupano di sterilizzare i presidi medici con questo gas sono tenuti a seguire un rigido protocollo di prevenzione dal rischio di esposizione.
L’ossido di etilene è un biocida, agisce modificando la struttura del codice genetico delle sostanze viventi presenti sulla materia inerte. Quindi ha la capacità di azzerare completamente qualsiasi forma di vita che stia colonizzando la superficie di un oggetto, non importa che si tratti di virus, batteri o altri agenti patogeni.
Proprio la capacità di interferire con lo schema del codice del DNA lo rende particolarmente pericoloso. In particolare, gli studi condotti in Francia e ripetuti dai giornalisti della trasmissione della Rai, confermano che in un caso su quattro, i biberon sterilizzati con questo gas continuano a conservarne tracce rilevabili.
Le disposizioni del governo prevedono un uso limitato ai nati prematuri e in terapia intensiva
Le procedure riguardo la sterilizzazione dei dispositivi medici sterilizzati con questo gas dovrebbe prevedere una stretta osservanza dei tempi di evaporazione e dispersione di questo gas. L’obiettivo, in ottica di un perfetto funzionamento del metodo di sterilizzazione dovrebbe essere abbassare così tanto la carica di questo gas da non renderlo più rilevabile sulla superficie degli oggetti trattati.
Questo particolare sembra essere la ragione per cui attualmente tanto la Francia come l’Italia hanno scelto di limitare l’impiego delle tettarelle monouso sterilizzate con EO solo per i bambini nati pretermine o sottoposti a terapia intensiva.
La ragione risiede soprattutto nelle statistiche. Si calcola che siano meno del 20% i bambini che ogni anno nel nostro paese hanno bisogno di ricorrere a queste speciali cure. Per questi bambini si fa un calcolo cosiddetto di opportunità. Si considera cioè che il rischio di patire per colpa di una carenza alimentare sia molto più alto rispetto alla possibilità di entrare in contatto con i residui del gas.
Al contrario, si ritiene che non sia necessario sottoporre a sterilizzazione i biberon e le tettarelle destinate all’alimentazione complementare dei bambini nati sani e a termine. La ragione è tutta nel fatto che i nati a termine hanno un organismo più formato e quindi capace di reggere meglio all’azione degli agenti patogeni potenzialmente presenti in quantità minime nei biberon non sterilizzati ma puliti.
Come riconoscere la sterilizzazione con ossido di etilene
Gli oggetti sterilizzati con questo gas sono facili da riconoscere perché devono avere indicazioni chiare riportate in confezione.
La sterilizzazione avviene direttamente quando i singoli elementi sono già confezionati singolarmente. Uno strato di plastica trasparente sigillata con un foglio di carta bianca sul retro attraverso la quale passa il gas e da cui poi esce alla fine del processo di sterilizzazione.
Il tipo di confezione è già un primo indicatore chiaro di questo tipo di processo di igienizzazione. Ma soprattutto è la presenza del marchio CE della conformità con i requisiti stabiliti dalla Comunità Europea. Infine, la conferma è data dalla presenza della sigla EO oppure EtO come indicazione per quanto riguarda il metodo di sterilizzazione impiegato.
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