Cause e sintomi dell’amenorrea primaria e secondaria

Ultimo aggiornamento: 19.04.24

 

Con il termine amenorrea si intende un disturbo del ciclo mestruale femminile di frequente riscontro nella pratica clinica. Dallo stress agli squilibri dell’alimentazione, le cause possono essere molteplici, determinando l’insorgenza di sintomi con diversi livelli di intensità.

 

L’amenorrea è un disturbo mestruale molto comune che colpisce il 3-4% delle donne in età fertile, costituendo l’espressione di lievi disfunzioni delle strutture che regolano la corretta ciclicità ormonale o l’epifenomeno di condizioni cliniche più gravi e complesse. In termini molto semplicistici, può essere definito come l’assenza di mestruazioni spontanee in via temporanea o permanente, a cui si associano altri sintomi di intensità variabile come cefalea, ipertricosi, irsutismo, acne, perdita di capelli, secchezza vaginale e vampate di calore.

Dal punto di vista clinico è importante distinguere le amenorree fisiologiche (che si manifestano in specifiche fasi della vita riproduttiva femminile, quali l’età pre-puberale, la gravidanza e la menopausa) da quelle patologiche. Specialmente in quest’ultimo caso, la diagnosi eziologica è spesso difficile e richiede, oltre a un’accurata anamnesi ed esame obiettivo dei segni clinici, specifiche indagini di laboratorio e strumentali.

Con il presente articolo vogliamo fornire una corretta informazione, in forma e linguaggio facilmente comprensibili a tutti, sui fattori di rischio che possono determinare l’insorgenza di questa anomalia mestruale e i sintomi a cui prestare attenzione in assenza di ciclo.

Amenorrea primaria e secondaria

Tra le varie classificazioni in ambito medico e scientifico, quella che distingue l’amenorrea in primaria e secondaria è sicuramente la più utilizzata, se non altro per le differenze patogenetiche, prognostiche e terapeutiche che caratterizzano i due disturbi.

Per amenorrea primaria si intende la mancata comparsa del menarca, cioè delle prime mestruazioni, al raggiungimento della maturità sessuale tra i 12 e i 16 anni. Si tratta di un disturbo molto raro, dovuto generalmente a fattori genetici e malformazioni congenite.

Tra le cause più comuni si segnalano: le anomalie anatomiche dell’utero o della vagina, l’insufficienza ovarica (disgenesie gonadiche, deficit della steroidogenesi e sindrome dell’ovaio resistente), l’ipogonadismo ipogonadotropo, l’imene imperforato, la sindrome di Turner, l’ermafroditismo e l’agenesia mülleriana.

Si parla, invece, di amenorrea secondaria quando il flusso mestruale scompare, per un periodo di almeno sei mesi, in una donna che ha avuto cicli regolari o oligomenorroici fino a quel momento. Anche in questo caso, i fattori scatenanti possono essere molteplici: se escludiamo la gravidanza e l’allattamento, due condizioni fisiologiche in cui la mancanza di ciclo è del tutto normale e assolutamente reversibile, altre potenziali cause dell’amenorrea secondaria sono:

– gli squilibri ormonali lungo l’asse ipotalamo-ipofisi-ovaie, dovuti a tumori ipofisari o ipotalamici, sindrome dell’ovaio policistico e gravi carenze nutrizionali (malnutrizione);

– l’assunzione di specifici farmaci, tra cui la pillola contraccettiva, i chemioterapici, gli antipsicotici, gli antidepressivi e le terapie farmacologiche contro le allergie o per la regolazione della pressione sanguigna;– gli stili di vita scorretti e le cattive abitudini, come l’eccessiva perdita di peso, l’abuso di sostanze stupefacenti, l’obesità severa, i rigorosi programmi di allenamento a cui sono sottoposte le atlete, l’eccesso di stress e i disturbi dell’alimentazione (anoressia nervosa e bulimia);

– anomalie anatomiche dell’apparato genitale femminile;

– malfunzionamenti acquisiti o ereditari della tiroide (ipotiroidismo e ipertiroidismo), sindrome di Cushing e prolattinoma.

I sintomi a cui prestare attenzione

Spesso l’amenorrea è una condizione fisiologica del tutto normale nella vita di una donna, come durante il periodo gestazionale, l’allattamento, la menopausa e, in alcuni casi, a seguito dell’assunzione di contraccettivi.

Quando il ciclo non arriva per periodi più o meno lunghi – a meno che non si tratti di una gravidanza – il nostro organismo ci sta comunicando che qualcosa non funziona nel modo giusto, quindi è fondamentale capire quali siano i principali campanelli d’allarme a cui prestare attenzione per poter approntare una terapia adeguata al proprio quadro clinico. A tal proposito, è importante chiarire che l’amenorrea è di per sé già un sintomo, a cui possono associarsi altri segnali che non vanno assolutamente trascurati.

Tra questi troviamo: la comparsa dell’acne, l’ipertricosi (ossia l’aumento della quantità di peli su diverse zone del corpo e, in particolare, sul viso), caduta precoce dei capelli, fuoriuscita di liquido simile al latte dai capezzoli (galattorrea), sterilità, secchezza vaginale, disturbi della vista, mal di testa, dolore pelvico acuto, aumento o riduzione evidente del peso corporeo, vampate di calore e copiose sudorazioni notturne.

Dopo aver effettuato un’attenta raccolta anamnestica, l’iter diagnostico dell’amenorrea prevede una visita ginecologica presso uno specialista che, attraverso un’ecografia transvaginale (TVS) e altri eventuali test clinici, potrà valutare il funzionamento dell’apparato riproduttore (utero e ovaie) per escludere o confermare cause malformative o genetiche.

Successivamente, il medico potrà prescrivere ulteriori esami, tra isteroscopia, test di gravidanza e prelievi ematici, per indagare la presenza di patologie a carico della cavità uterina o di squilibri ormonali.

Prevenzione e trattamento

Le donne maggiormente a rischio sono quelle che seguono un regime alimentare scorretto e uno stile di vita poco salutare, che le portano ad avere un indice di massa corporea troppo basso o troppo alto.

A tal proposito, la prevenzione gioca un ruolo essenziale nell’arginare le cause dell’amenorrea ed evitare che degeneri in disagi e disturbi ben più gravi, come l’assenza prolungata di ovulazione che impedisce di portare a termine il concepimento e il maggior rischio di contrarre l’osteoporosi.

Visto che in questi casi la mancanza di mestruazioni è dovuta all’adozione di comportamenti scorretti e abitudini malsane, è importante avere un rapporto equilibrato con il cibo per favorire il corretto funzionamento degli ormoni coinvolti nella ciclicità mestruale.

Anche ridurre i livelli di stress e praticare una regolare attività fisica possono aiutare a prevenire i disturbi legati all’amenorrea. Durante la gravidanza e l’allattamento l’approccio clinico dovrà invece basarsi sulla vigile attesa, visto che in questi casi la mancanza di mestruazioni rappresenta una condizione fisiologica transitoria che tende a risolversi spontaneamente dopo 3-4 mesi dal parto.

In ogni caso è sempre consigliabile monitorare attentamente la situazione prima e dopo la comparsa del capoparto per valutare la regolarità del flusso mestruale, oltre a utilizzare una buona panciera post-parto per favorire la contrazione e involuzione dell’utero.

Qualora l’amenorrea sia dovuta a forme disfunzionali, come l’ovaio policistico e gli squilibri degli ormoni tiroidei, si può risolvere facilmente il problema attraverso modifiche al proprio stile di vita, eventualmente accompagnate da terapie ormonali sostitutive (per esempio, con la prescrizione della pillola anticoncezionale).

Se il ciclo non arriva a causa di patologie malformative, tumori ovarici e ipofisari potrebbe essere necessario intervenire chirurgicamente dopo aver consultato uno specialista, mentre in caso di anoressia nervosa o eccessivo esercizio fisico la soluzione andrà cercata attraverso un percorso di recupero psicologico.

 

 

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