Diastasi addominale post parto: sintomi ed esercizi

Ultimo aggiornamento: 19.04.25

 

La diastasi addominale è un’alterazione funzionale e morfologica dei muscoli retti dell’addome che colpisce tre donne su dieci dopo il parto a causa della distensione dell’utero e del rilassamento ventrale durante la gravidanza. Vediamo come riconoscere i sintomi e quali sono i principali strumenti di prevenzione e cura.

 

La diastasi addominale (diastasis recti o rectus abdominis diastasis) è un disturbo molto comune che colpisce il 30% delle donne dopo la gravidanza, ma può interessare anche gli anziani, le persone in forte sovrappeso e chi pratica un’attività fisica particolarmente intensa.

Sebbene il gonfiore della pancia dopo il parto sia del tutto normale, è il caso di correre ai ripari quando l’addome globoso persiste dopo un anno dalla nascita del bebè e si associa a una serie di disturbi debilitanti che vanno al di là del semplice disagio estetico.

L’obiettivo del nostro articolo di oggi è approfondire la conoscenza di questa alterazione fisiologica dei muscoli addominali per riconoscerne i sintomi e approntare un trattamento efficace che aiuti chi ne soffre a rimettersi in forma e, soprattutto, in salute.

Un po’ di anatomia per fare luce sul problema

Per capire cosa sia la diastasi addominale, bisogna innanzitutto partire dall’anatomia dell’addome, caratterizzato nella parte anteriore dalla presenza di strisce orizzontali di tessuto connettivo che, incrociandosi con la linea alba, dividono il muscolo addominale in compartimenti quadrangolari. Nelle persone in forma e con una ridotta percentuale di grasso corporeo, questi “quadratini” sono ben visibili dall’esterno e costituiscono quello che gli appassionati della palestra sono soliti chiamare “six pack” o tartaruga addominale.

Oltre ad assolvere una funzione puramente estetica, il retto addominale contribuisce anche a stabilizzare i movimenti del bacino e della colonna vertebrale, partecipando al contenimento degli organi dell’addome e alla regolarizzazione della pressione intra-addominale (IAP) durante il parto o le prestazioni fisiche.

In termini di dimensioni, il muscolo retto dell’addome presenta in genere uno spessore di dieci millimetri, che aumentano a venti in alcune categorie di atleti. Oltre ai casi di strappi e stiramenti che possono colpire gli sportivi professionisti, un’altra alterazione fisiologica dei muscoli addominali, che interessa soprattutto i neonati e le donne incinte, è la diastasi dei retti dovuta a un’eccessiva distensione addominale, che può diventare patologica quando non si risolve in modo spontaneo dopo circa 4-5 mesi dalla nascita del bambino.

Diastasi addominale: sintomi e fattori di rischio

Nonostante si tratti di una patologia che colpisce tre donne su dieci dopo la gravidanza, la diastasi dei muscoli addominali viene spesso confusa con il fisiologico rigonfiamento della pancia che si verifica a seguito del parto e regredisce spontaneamente entro il primo anno dalla nascita. Quando ciò non accade, è opportuno consultare il proprio medico per capire come riportare alla normalità il retto dell’addome ed evitare che la condizione patologica sfoci in affezioni ben più gravi, come l’ernia muscolare e altri pericolosi deficit funzionali nell’area bassa del tronco.

Dal punto di vista fisiologico, la diastasi addominale post parto si verifica quando la guaina connettivale che unisce i muscoli retti dell’addome si assottiglia, determinando quindi una separazione longitudinale tra le due fasce muscolari. Pur non essendo correlata ad alcuna morbilità né a casi di mortalità, questa condizione patologica può risultare davvero debilitante per chi ne soffre, richiedendo un trattamento adeguato che va da semplici esercizi addominali correttivi fino a veri e propri interventi chirurgici da eseguire in centri specializzati.

Similmente ai sintomi dell’ernia ombelicale, anche nel caso della diastasi dei retti addominali, il principale campanello d’allarme a cui prestare attenzione è la formazione della cosiddetta pancia a punta nel post parto, caratterizzata dalla presenza di una sorta di “pinna” in corrispondenza della linea alba, ben percepibile al tatto quando si esegue una flessione addominale in posizione sdraiata.

Altri sintomi meno specifici possono includere: dolori alla schiena e al bacino, che vengono sottoposti a un maggiore sforzo a causa dell’instabilità della colonna vertebrale, incontinenza, difficoltà respiratorie, tensione addominale, gonfiori anomali all’altezza del ventre, peristalsi molto evidente a occhio nudo, nausea, difficoltà digestive e pesantezza alla base della cavità pelvica.

In presenza di questi segnali è buona norma consultare il medico che, dopo un attento esame clinico per valutare lo stato di salute generale della paziente, potrà prescrivere un’ecografia della parete addominale per formulare una diagnosi certa. Sempre su indicazione dello specialista, è possibile anche sottoporsi a una risonanza magnetica o una TAC per valutare in maniera più precisa la distanza che si è creata tra il muscolo retto destro e quello sinistro.

Diastasi addominale ed esercizi

Come già accennato, oltre ai tradizionali programmi di allenamento post-parto per tornare in forma dopo la gravidanza, ci sono anche degli esercizi specifici per trattare la diastasi addominale. Inutile dire che è sempre consigliabile evitate il fai da te e rivolgersi a un fisioterapista esperto che, dopo aver valutato la situazione con esami e test clinici alla mano, potrà programmare un trattamento personalizzato in base alla morfologia corporea della paziente. In linea generale, gli esercizi che potremmo definire corretti sono quelli che prevedono una contrazione isometrica e progressiva del retto dell’addome, in abbinamento all’utilizzo di una panciera post parto.

Oltre alla stimolazione del cingolo addominale, durante lo svolgimento degli esercizi verranno coinvolti anche i muscoli obliqui, con una serie di plank laterali, e quelli trasversali mediante degli esercizi di respirazione diaframmatica (i cosiddetti stomach vacuum) che andranno a lavorare sugli addominali interni.

Sono da evitare, invece, tutte quelle attività fisiche che determinano una pressione interna dell’addome come i sit-up e i crunch a terra, visto che potrebbero esercitare una vera e propria spinta verso l’esterno del ventre, rischiando di aumentare la distanza tra i retti addominali.

Nel caso in cui la diastasi abbia raggiunto uno stadio più avanzato, potrebbe rivelarsi necessario (sempre dietro consiglio del medico o di uno specialista) ricorrere a un intervento chirurgico di addominoplastica da eseguire in regime ambulatoriale. Si tratta, in pratica, di un’operazione di ricostruzione della parete addominale, durante la quale viene ridotta la distanza tra i muscoli dell’addome per ripristinare la fisiologica anatomia ventrale e ridurre al minimo il rischio di recidive.

 

 

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