Quanto costa fare il secondo o il terzo, figlio

Ultimo aggiornamento: 29.03.24

 

Non sono moltissimi, ma in Italia il sistema di welfare prevede rimborsi o esenzioni crescenti man mano che la famiglia si allarga. Ma grazie all’eredità dei fratelli maggiori e la solidarietà tra genitori, una cosa è certa: i figli successivi al primo costano progressivamente meno.

 

Dopo notti insonni, ritmi vitali stravolti e una stanchezza come mai provata prima, a frenare dall’idea del secondo figlio sono le spese da affrontare. Molto spesso quello che spaventa è il pregiudizio di dover affrontare di nuovo tutto quello che è successo esattamente come al principio. Si sottovaluta, invece, quanta importanza abbia la componente esperienziale e l’eredità di tanti oggetti utili da riutilizzare e da non ricomprare.

In Italia gli incentivi per la famiglia sono bassi e in alcuni casi insufficienti a coprire le necessità di base. Questo è un altro elemento che si prende in considerazione quando si pianifica di costituire una famiglia, ed è lecito farsi i conti in tasca prima di affrontare spese al di sopra delle proprie possibilità. Quello che ci sentiamo di suggerire, però, è che stili di genitorialità distinti rendono più o meno oneroso il carico per la crescita di un bebè. Al netto delle prese di posizione estreme da un lato o l’altro della barricata di chi desidera o meno avere dei figli, le soluzioni esistono, nemmeno troppo rocambolesche.

 

Le spese per il primo non sono le stesse che per il secondo

I genitori che hanno il primo figlio si trovano spesso nel limbo dell’incertezza e della sorpresa costante. Scoprono presto che non solo il bimbo arriva senza istruzioni per l’uso, ma il famoso istinto tarda a manifestarsi e spesso manda segnali contraddittori e di difficile interpretazione. È sempre più comune ritrovarsi genitori senza aver fatto pratica prima con bebè, cambi, ruttini e altre amenità. Le mamme più lungimiranti hanno arrotondato qualche spiccio in gioventù come baby sitter, ma di bimbi già grandicelli e più autonomi. I fratellini piccoli sono un ricordo vago e lontano, le famiglie sono sempre meno allargate e i nuclei spesso sono ridotti all’essenziale.

Insomma, passato il banco di prova del primo figlio, il secondo sembra già una passeggiata. Le notti insonni ripagano in termini di resistenza, l’esercizio per garantire incolumità al primogenito in destrezza e riflessi, si scopre persino che buona parte degli oggetti messi in bocca dal pargolo si rivelano innocui, schermati dal potente sistema immunitario in pieno sviluppo.

Forti di queste esperienze, si può anche contare sulla ricca dotazione di accessori che sono serviti per il primogenito. Non è necessario comprare di nuovo la culla, il trio o il migliore mangiapannolini (ecco i migliori modelli) in circolazione. A meno di non essere caduti nell’inganno del marketing e aver ceduto al fascino di toni rosa confetto, strass e cuoricini che potrebbero mettere in imbarazzo il rampollo rivedendosi da grande nelle foto.  

 

 

I dati Istat

L’Istituto Nazionale di Statistica elabora su base annua l’andamento delle spese sostenute dalla famiglia per mantenere i figli. Sono 2.564 euro spesi da ogni famiglia in Italia nel 2017, un dato medio su base mensile che ingloba molti elementi.

Si tratta di valori che vanno letti con grande attenzione e studiati a seconda della loro composizione per fasce di reddito e provenienza geografica.

Leggere il dato secco, i soli numeri, non aiuta e può anche essere fuorviante. Si tratta di stime effettuate su medie ponderate in base a criteri che dovrebbero andare bene per tutti ma non calzano a pennello su ogni famiglia.

Infatti questo dato comprende anche le spese per l’abitazione, l’alimentazione e il livello di istruzione o il tipo di reddito sul quale si può contare.

 

Al Nord costa più che al Sud

Permane ancora forte il divario tra le diverse regioni del paese. Nord e Sud hanno ancora forti disparità salariali e l’entità della spesa finale, in termini assoluti, rimane più alta nelle regioni del Settentrione, con maggiore incidenza nell’area del Nord-ovest.

Le cose cambiano anche a seconda delle aree urbanizzate o rurali, in queste ultime i costi della vita sono più bassi ma l’accesso ai servizi è più faticoso.

Quindi se in campagna cibo e abitazione hanno costi più contenuti, il fascino bucolico si scontra coi maggiori costi per i trasporti e gli spostamenti verso le aree urbanizzate.

Un dato valido per tutti e messo in evidenza dal rapporto annuale dell’Istat è che sì, è vero, si spende di più con l’aumentare dei componenti della famiglia. Ma l’aumento è meno che proporzionale, cioè ogni nuovo elemento in famiglia tende a costare meno in termini assoluti. Questo è un dato rassicurante: anche se non è esattamente vero che dove si mangia in tre si mangia anche in quattro, e così via, ogni nuovo componente costa meno degli altri.

 

Detrazioni e incentivi, pochi, alle famiglie

Con l’aumento dei minori a carico in una famiglia, si ha diritto a detrazioni e agevolazioni crescenti. Anche se non sono sufficienti a coprire per intero tutti i costi da sostenere per crescere un figlio, sono di certo un sostegno cui le famiglie possono fare riferimento.

Di anno in anno vengono stanziati in Finanziaria incentivi diversi per il sostegno alla famiglia. Si stima che l’Italia destini a questo scopo l’1,5% del Pil. Una cifra molto bassa rispetto alla media europea, ma che rappresenta comunque una fonte di sostegno preziosa.

Alcuni elementi rappresentano punti fermi cui ogni famiglia fa ricorso per alleggerire il carico fiscale e vedere aumentato il potere d’acquisto. È il caso dell’assegno al nucleo familiare il bonus per i figli a carico. Questi incentivi per le famiglie vengono erogati in busta paga come assegni o come detrazioni fiscali.

Nel 2024 sono stati erogati fondi diversi a prescindere dalla condizione economica di partenza come il bonus nido per sovvenzionare l’iscrizione al nido, fino a 1.500 euro anno per bambino. Il premio nascita dell’INPS è stato erogato a tutte le donne in gravidanza a partire dal settimo mese.

 

 

Un investimento che rende per il resto della vita

A conti fatti, in concreto quelli di Federconsumatori, un individuo fino a 18 anni costa da 113.700 a 271.350 euro, a seconda delle diverse condizioni della famiglia di origine.

 

Non c’è che dire. Un investimento di tutto rispetto.

Ci concediamo un momento di pura retorica e romanticismo permettendoci di considerare che un figlio si ripaga da sé in termini non monetari.

 

 

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