Cosa c’è da sapere sul colore degli occhi del neonato

Ultimo aggiornamento: 28.03.24

 

Il colore degli occhi è determinato da fattori diversi nei quali la genetica gioca un ruolo non sempre di primo piano

 

Il colore degli occhi del neonato non si manifesta immediatamente alla nascita. In alcuni casi si definisce solo dopo che sia trascorso un po’ di tempo. Magari il piccolo è già in grado di giocare con il proprio portagiochi prima che si possa definire il reale colore.

Nella maggior parte dei casi bisogna attendere almeno il primo anno perché questo sia ben chiaro e definito.

La ragione c’è e dipende da fattori specifici che concorrono a definire il colore dell’iride e quindi le sfumature che assumerà, uniche, e l’accompagneranno per tutta la vita.

Il ruolo della melanina è determinante in questa fase della vita per determinare il colore della pelle, dei capelli e anche degli occhi.

 

Il ruolo della luce nella definizione del colore

Alcuni occhi di bambino sono grigi, vacui e di colore non definito alla nascita. Questo fenomeno dipende dalla quantità di melanina presente nel corpo. Di fatto è pressoché assente nel corpo del neonato perché le cellule preposte alla sua produzione sono sensibili alla luce che manca nel ventre materno.

È quindi il buio a determinare l’aspetto vacuo e non definito dell’iride del neonato alla nascita. Col passare del tempo, però, inizia l’attività dei melanociti. Queste sono le cellule specializzate nella sintetizzazione della melanina attraverso l’esposizione alla luce solare.

Seppure la loro attività inizi già dopo il parto, si completa solo quando il piccolo compie un anno. Nel frattempo il colore dell’iride appare cangiante e il neonato sembra avere occhi grigi.

Perché gli occhi marroni sono i più diffusi

In un organismo ogni cellula è preposta allo svolgimento delle proprie funzioni e sviluppa dei tratti predominanti. Quelli che caratterizzano le popolazioni mediterranee sono il risultato di un adattamento progressivo che si è affermato nel corso dell’evoluzione. Alcuni tratti, come la pelle, i capelli e gli occhi scuri sono il risultato di un miglior adattamento alle condizioni ambientali prevalenti.

Quindi il colore degli occhi più diffuso è quello più scuro perché di fatto dimostra un migliore adattamento al contesto.

Viene generato dall’azione dei melanociti che secernono molta melanina, quanta ne serve per adattarsi alla vita nella nostra parte di mondo caratterizzata da una costante esposizione solare.

Gli occhi azzurri sono il risultato di una minore produzione di melanina. Che via via aumenta quando cambiano le tonalità che si affermano, da verde a nocciola o nei casi più rari di occhi cerulei.

 

Il colore dell’iride non determina la capacità visiva

Va detto che il colore che assume l’occhio durante i primi mesi di vita e fino al primo anno non è predittivo della capacità di vedere bene.

Mentre è noto che il colore più chiaro, determinato da un minore apporto di melanina, è più sensibile al passaggio della luce verso la retina.

La pigmentazione della retina funge da diaframma, cioè determina la quantità di luce che passa attraverso e rende possibile elaborare il messaggio ricevuto e tradurlo in immagini. Per questo chi ha gli occhi azzurri di solito deve proteggersi dai raggi diretti perché risultano troppo abbaglianti. Mentre chi li ha marroni ha una maggiore resistenza nei confronti della luce che investe la retina.

Il peso della componente genetica

A differenza di quanto si pensi, il colore degli occhi è meno sensibile al corredo genetico ereditato dai genitori.

Potrebbe essere il risultato dell’affermarsi di tratti dominanti presenti anche negli avi. Per esempio il colore degli occhi dei nonni può determinare quello dei nipoti saltando una generazione prima di manifestarsi.

Quindi, nella casistica delle combinazioni tra colori e toni di pelle, capelli e occhi, come si distribuisca l’eredità dei genitori non è una scommessa facile da vincere.

Bisogna considerare che alcuni fattori, come i colori scuri appunto, sono più diffusi degli altri e proprio per questo si considerano dominanti. Ma non è così semplice determinare con certezza come si caratterizzerà l’aspetto del bambino. Ogni ovulo così come ogni spermatozoo porta con sé una combinazione articolata e unica del patrimonio genetico del genitore. La loro combinazione è il risultato di una complessa combinazione di geni e caratteristiche corrispondenti difficile da determinare a priori.

La genetica è anche responsabile della modalità con cui i pigmenti di colore si posizionano nella retina creando uno specifico pattern. Quindi le sfumature e i disegni concentrici che caratterizzano l’iride a un’osservazione ravvicinata e attenta.

 

Perché a volte gli occhi sono di colore diverso

Questo fenomeno è noto con il nome di eterocromia. Definisce cioè il fatto che le iridi delle due pupille siano colorate in modo differente.

Seppure sia piuttosto raro non è così infrequente. Capita spesso ai cani husky per esempio. Nelle persone si manifesta ancora una volta per via della differente concentrazione della melanina nell’iride.

Gli occhi diversi sono spesso motivo di maggiore fascino, proprio perché rompono la normalità e rappresentando l’eccezione suscitano interesse. Ma non rappresentano la manifestazione di un disturbo né segnalano disfunzioni correlate.

Diversa è la situazione se questo fenomeno si presenta successivamente alla nascita. Dopo l’anno è il risultato dell’assestamento del livello di melanina nel corpo e nello specifico nei due occhi. Ma se capita di cambiare colore degli occhi in seguito, allora l’eterocromia si dice acquisita. Quindi è il risultato di un evento traumatico che può segnalare la comparsa di malattie oculari oppure la reazione a specifici farmaci. Di certo non è un segnale da prendere alla leggera.

 

 

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